martedì 31 marzo 2020

razzo che si auto-consuma durante il lancio

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Nella corsa allo Spazio delle compagnie private l'imperativo assoluto è (indovinate un po'?) tagliare i costi. E se per alcuni la soluzione è ricorrere a vettori riciclabili, due Università europee stanno lavorando a un progetto diverso: un razzo "autofago", capace di vaporizzare il proprio motore in fase di lancio trasformandolo in spinta utile per il carico.


L'idea dell'Università di Glasgow (in Scozia) e della Oles Honchar Dnipro National University (in Ucraina) servirebbe a ridurre sensibilmente i costi dei lanci e avrebbe, come positivo effetto collaterale, quello di minimizzare l'immissione di detriti spaziali in orbita terrestre. I test del prototipo sono descritti sul Journal of Spacecraft and Rockets.

Chi sono i maggiori produttori di detriti spaziali?
SPINGI E DISSOLVITI. Oggi, la maggior parte dei razzi utilizza ingombranti serbatoi di carburante il cui peso è in genere molto maggiore di quello del carico utile. Ciò riduce l'efficienza del vettore, oltre a contribuire al problema dei rifiuti spaziali: queste parti del razzo infatti si staccano e finiscono in orbita dopo il rilascio del satellite trasportato.

Un razzo con un motore autofago (cioè che si "auto-mangia"), in grado di consumare la propria struttura durante l'ascesa, lascerebbe più spazio da destinare al carico, permettendo di realizzare vettori più piccoli per satelliti commerciali e riducendo i costi dei lanci spaziali.

COME FUNZIONA. Il motore autofago consuma una barra di propellente formata da un guscio di carburante solido all'esterno (una plastica dura, come il polietilene) e da un ossidante all'interno. A contatto con il calore del motore, carburante e ossidante si vaporizzano in gas che fluiscono nella camera di combustione. Oltre alla spinta si genera il calore necessario a vaporizzare la successiva sezione di propellente.

Variando la velocità di avvicinamento della barra al motore, i ricercatori sono riusciti ad accelerare e rallentare il vettore, una capacità davvero rara per un motore solido. Il prototipo è in grado per ora di sopportare operazioni di laboratorio della durata di un minuto.

QUESTO RAZZO SI AUTODISTRUGGERÀ. «La barra di carburante costituirebbe il corpo del razzo, e mentre il veicolo sale, il motore si consumerebbe dalla base alla punta, liberando spazio», spiega Patrick Harkness, tra gli ideatori, «ciò significa che la struttura del razzo finirebbe consumata sotto forma di carburante, e non dovremmo affrontare i soliti problemi di eccessiva massa strutturale». Il prossimo passo sarà capire come incorporare questo tipo di motore in un veicolo di lancio.

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lunedì 10 febbraio 2020

Norman

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Chi è solito mettere in guardia dalle possibili derive dell'intelligenza artificiale potrebbe non apprezzare l'ultima fatica di un gruppo di scienziati del MIT (oppure, al contrario, potrebbe trovare una conferma ai propri timori). Il team ha infatti messo a punto un sistema di apprendimento automatico che ha addestrato su alcuni degli elementi più oscuri presenti sul social network Reddit. Scopo dell'esperimento è dimostrare come non siano tanto gli algoritmi stessi, quanto i dati che a essi diamo "in pasto", a influenzare le risposte che questi programmi ci restituiscono.


Perché non devi avere paura dell'intelligenza artificiale
CATTIVO MAESTRO. Il software, ribattezzato Norman come Norman Bates, il celebre killer del film di Alfred Hitchcock Psycho (1960), ha studiato le didascalie di una serie di immagini postate da un sottogruppo di Reddit che documenta gli aspetti più macabri legati alla morte: per ovvie ragioni etiche, come precisato sul sito del progetto, il software è stato influenzato con i contenuti delle didascalie soltanto, e nessuna immagine di persona morente o deceduta è stata usata nell'esperimento.

UN ALLIEVO PROVETTO. A questo punto Norman ha affrontato il test di Rorschach, un test di personalità che ha avuto fortuna in passato, basato sull'interpretazione di macchie di inchiostro. Le sue risposte sono state confrontate con quelle di un'ingenua AI istruita su immagini di gatti, uccelli e persone. Qui sotto, potete confrontare le diverse interpretazioni (ne trovate altre sul sito del laboratorio).

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giovedì 2 gennaio 2020

I mini-robot del MIT

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Un team di scienziati del MIT ha realizzato piccoli robot stampati in 3D che si possono muovere e manipolare con semplici magneti, come se fossero marionette senza fili. I robot hanno diverse forme: un anello che si chiude, un tubicino che si schiaccia, un foglio che si ripiega su stesso... C'è anche una struttura simile a un ragno, in grado di afferrare piccoli oggetti.


ME LO FACCIO (QUASI) IN CASA. Sono stati realizzati con delle comuni stampanti 3D caricate con uno speciale inchiostro nel quale sono state inserite particelle magnetiche. Un elettromagnete posizionato attorno all’ugello di stampa fa sì che durante la produzione del robot tutte le particelle magnetiche si orientino nella stessa direzione.
I ricercatori, applicando opportuni campi magnetici alle diverse sezioni del robot riescono a modificarne la posizione. La giusta sequenza di spostamenti delle varie sezioni è così in grado di dare vita a movimenti complessi e anche a far “camminare” le strutture.

A proposito: ecco i robot più piccoli e precisi del mondo
A SPASSO PER IL CORPO UMANO. Xuanhe Zhao, professore al dipartimento di meccanica del MIT, ipotizza di utilizzare questi robot per realizzare minuscoli dispositivi biomedicali che possono essere inseriti all’interno del corpo umano.
Per esempio potrebbero essere impiegati per controllare il flusso di sangue in una vena o in un'arteria, per prelevare campioni di tessuto, per portare medicinali o piccole telecamere in zone del corpo difficilmente raggiungibili con altre tecnologie.

I robottini di Zhao fanno parte della famiglia dei robot “morbidi”, costruiti cioè con materiali deformabili, in grado di cambiare forma in seguito al modificarsi delle condizioni esterne.
Negli ultimi anni diversi gruppi di ricerca sono riusciti a mettere a punto robot fatti con l’idrogel o polimeri sintetici in grado di modificare forma e posizione in seguito a modifiche di temperatura, umidità o pH. Le reazioni di questi dispositivi sono però piuttosto lente, a differenza dei robot di Zhao che rispondono istantaneamente all’applicazione dei campi magnetici.

FACILI DA MANOVRARE. Il punto di forza di questi dispositivi è la versatilità: la tecnologia del MIT permette la realizzazione di strutture complesse formate da più sezioni le cui particelle magnetiche hanno orientamenti diversi.
In questo modo l’applicazione dello stesso campo magnetico permette di ottenere deformazioni e movimenti lungo direzioni diverse anche in spazi molto ristretti e senza bisogno di fili di collegamento.

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mercoledì 18 dicembre 2019

Microchip sottopelle

steampunk

Addio portafogli, chiavi elettroniche e carte di credito: migliaia di persone in Svezia hanno inserito sottopelle un dispositivo contactless, un microchip che utilizzano per pagare la spesa, le bollette e aprire la porta di casa.


Il sito The Conversation riporta che sono almeno 3.500 gli svedesi che hanno scelto di fare questa operazione. Come si spiega il fenomeno? Secondo gli esperti è un riflesso dell'articolata scena culturale svedese, strettamente connessa al biohacking.

HACKER DEL FUTURO. I biohacker sono biologi, spesso dilettanti, che conducono esperimenti in biomedicina al di fuori delle istituzioni tradizionali come università, aziende mediche e altri ambienti scientifici ufficiali.

Come gli hacker si inseriscono nelle reti dei computer modificandole, i biohacker modificano qualsiasi materiale biologico in circolazione, inclusi gli umani.

In questa cultura ci sono mode e tendenze diverse, nicchie e sottonicchie. Una di queste è quella dei transumanisti: informatici che scelgono di intervenire direttamente sul corpo umano superando, dove possibile, i suoi confini biologici.

Solo così, dicono, gli esseri umani saranno in grado di competere con l'intelligenza artificiale in futuro. La cultura biohacking svedese appartiene tendenzialmente a questo movimento e a sottogruppi come i "grinder", che hanno scelto di replicare sull'uomo l'uso dei microchip già utilizzati da decenni per tracciare animali e pacchi.

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sabato 9 novembre 2019

drone bagnino

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È accaduto al largo delle spiagge di Sagunto, in Spagna:  una donna che faceva il bagno a una settantina di metri dalla riva, si è trovata in difficoltà a causa delle "correnti di risacca" (correnti, spesso sottovalutate, che risucchiano e trascinano verso il largo), tipiche della zona. Per salvarla i bagnini hanno fatto ricorso a un drone.

Il drone ambulanza che salva la vita
Ricevuta una richiesta di soccorso che segnalava un gruppo di bagnanti in pericolo, gli operatori hanno prontamente inviato il quadricottero che (come si vede nel video originale, qui sotto) raggiunto il gruppo nel giro di alcuni secondi, ha calato il giubbotto di salvataggio per aiutare la persona più in difficoltà. L'intervento è stato poi completato da una squadra di soccorso che ha raggiunto il punto con le moto d'acqua. 

SALVATAGGIO IN DIRETTA. Il drone si chiama Auxdron Lifeguard ed è stato messo a punto da due bagnini, puntando su alcuni obiettivi principali: raggiungere più velocemente possibile la persona in pericolo (può toccare i 90 km/h); rilasciare, attraverso un verricello, uno o due giubbotti galleggianti che si gonfiano automaticamente a contatto con l'acqua; inviare in diretta ai soccorritori (in un raggio massimo di 3 km) il video della situazione  per fornire quante più informazioni utili possibili, per esempio per valutare se ci sia bisogno dell'intervento del medico.

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lunedì 14 ottobre 2019

La consegna della spesa nel futuro

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Gli abitanti di Scottsdale, una piccola cittadina dell’Arizona (Stati Uniti), potrebbero essere i primi al mondo a farsi consegnare la spesa da un robot, o, meglio, da una vettura senza conducente.


Nuro, start-up che opera nel settore dei veicoli autonomi, ha infatti stretto un accordo con Kroger, una delle più diffuse catene a stelle e strisce di supermercati, per avviare un servizio completamente automatico di consegna a domicilio.

Dato che i punti vendita di Kroger sono ben distribuiti sul territorio della città, il servizio opererà su distanze relativamente brevi: obiettivo delle aziende è per ora quello di testare su strada e in condizioni reali l’affidabilità e l’efficienza di questo tipo di consegna.

Uno scherzo scientifico per capire che effetto fa l'auto senza conducente!
PICCOLI ED EFFICIENTI. In una prima fase le consegne verranno effettuate da una flotta di Toyota Prius senza conducente, ma l’obiettivo finale di Nuro è quello di impiegare i suoi R1, piccoli furgoni elettrici dotati di due scomparti che possono contenere ognuno fino a 6 borse della spesa.

Secondo quanto reso noto dall'azienda, R1 è già a un ottimo livello di sviluppo. Come si vede nel video qui sotto, mostra di muoversi sicuro nei percorsi urbani, evita i pedoni, rispetta i segnali e sa interagire con le altre vetture.

NON SOLO LA SPESA. Se il test avrà successo, e Nuro non ha molti dubbi in merito, il servizio potrà essere esteso anche ad altri tipi di recapito, per esempio quelli delle lavanderie o dei documenti.

L’esperimento, che dovrebbe essere avviato nel giro di qualche settimana, permetterà all’azienda di verificare il gradimento di questa nuova tecnologia da parte dei clienti, ma anche il comportamento dei veicoli su strada, insieme a normali vetture guidate dagli esseri umani.

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giovedì 12 settembre 2019

Grafene

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La mieloperossidasi, un enzima appartenente alla famiglie delle emoproteine, presente nei nostri polmoni, può biodegradare il grafene: è ancora un'anticipazione, ma se lo studio condotto nell'ambito della Graphene Flagship sarà confermato, si aprirà per il grafene la strada maestra delle applicazioni biomedicali - finora interdetta proprio per via delle incertezze sulle possibili conseguenze dell'accumulo di questo materiale nel corpo umano. Il grafene è il materiale più sottile al mondo, costituito da un solo, singolo strato regolare e stabile di atomi di carbonio: prodotto per caso nel 2004 in un laboratorio inglese, nel 2010 è valso ai suoi scopritori il Nobel per la Fisica.


Grafene: la nuova era dei materiali
Per quanto straordinario, il grafene non ha ancora "pervaso" la nostra vita quotidiana - anche se si può trovare in tracce in costosissime racchette da tennis e in speciali vernici, e se fa da base a una nuova classe di armature militari e giubbotti antiproiettile.

CI PENSA LA MODA. A proposito di giubbotti, Vollebak, una start-up britannica, ha da poco lanciato sul mercato la prima giacca sportiva in grafene, a sottolineare che questo materiale ad altissima tecnologia ha di per sé un futuro nella moda, senza dover per forza pensare al solito "hi-tech wearable" (l'hi-tech elettronico incorporato nei tessuti). In questo prodotto lo strato di grafene è accoppiato a uno di nylon ad alta resistenza: la giacca è completamente reversibile, e a seconda delle necessità può essere indossata in un verso o nell'altro, con risultati "ambientali" differenti.

Stando ai produttori, grazie al grafene la giacca è infatti in grado di offrire a chi la indossa una perfetta termoregolazione: se viene lasciata al caldo per un po' e poi indossata con il grafene all'interno, riscalda distribuendo il calore in maniera uniforme (per "un piacevole effetto piumone", dicono). Non solo: pur essendo totalmente impermeabile, è anche totalmente traspirante.

«È da 14 anni che sentiamo parlare delle meraviglie del grafene, ma finora gli impatti di questo materiale sulla vita quotidiana sono stati scarsi o nulli. Con questo prodotto portiamo il grafene fuori dai laboratori di ricerca», commenta Nick Tidball, fondatore di Vollebak. Se volete aggiudicarvene una, potete acquistarla online per poco meno di 700 euro.

Fonte: QUI